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Arte in Cantina

La Cantina Storica del Cardinale a Gioia del Colle, con la creazione dell’hashtag #vinofattoadarte, non intende solo dichiarare la propria attenzione ad un processo produttivo antico condotto con estrema cura alla salvaguardia delle qualità organolettiche finali.

C’è di piu. Un percorso emozionale suggestiona e guida il visitatore alla scoperta di alcune importanti opere d’arte esposte in Cantina.
Ad accoglierlo, in giardino, trova l’ipnotico Fauno di Giacomo Manzù, una figura arcaica in bronzo a grandezza naturale accovacciata su di una pietra in un’iconografia che lega l’uomo alla terra come la vigna che qui nasce tra i sassi e che è tra le piu note e rappresentative del grande scultore bergamasco.
All’ingresso della cantina datata 1788, due leoni in grandezza naturale in bronzo provenienti dalla zona delle ville Palladiane sul Brenta accolgono il visitatore tacitamente riportando all’origine veneziana dell’attuale proprietà che, nativa pugliese, riporta nel cognome la memoria di un Doge della Repubblica del Leone.image
Il Fauno è in dialogo e fa da preambolo ad un’altra opera di Giacomo Manzù, il Grande Cardinale in Piedi, che, scesi gli scalini, domina la cantina: l’imponente scultura in bronzo del 1965, alta circa tre metri e mezzo, rappresenta la sintesi più ieratica del ciclo dei grandi Cardinali, e qui diventa icona e simbolo distintivo della Cantina e del suo Primitivo.

“I cardinali mi impressionarono per le loro masse rigide, immobili, eppure vibranti di spiritualità complessa. Li vedevo come tante statue, una serie di cubi allineati e l’impulso a creare nella scultura una mia versione di quella realtà ineffabile fu irresistibile”. Giacomo Manzù
  • Cardinale in piedi - Giacomo Manzù
  • Cardinale in piedi - Giacomo Manzù
La grande scultura che troneggia tra le centinaia di bottiglie allineate ai suoi lati (della quale gli altri esemplari piu visitati sono presso il duomo di Salisburgo e nel cortile dell’Università Cattolica di Milano), è stata qui a Gioia del Colle collocata proprio a simbolica testimonianza della storia del vitigno detto Primitivo, che in questi luoghi più di due secoli orsono venne originariamente impiantato e coltivato - narra la tradizione - nella vigna del prelato.

Essendo quella di Gioia del Colle la prima doc di Primitivo della Puglia (e a pochi metri da qui quella che unanimemente si ritiene essere stata la prima vigna di Primitivo del territorio) ed essendo questa cantina la piu antica del paese, coeva agli anni dei primi impianti di quel vitigno in questo territorio, è ragionevole pensare che proprio tra queste mura si sia qui vinificato per la prima volta il famoso Primitivo, e da qui sia cominciata la sua fortuna.
A lato dell’ingresso, prima di trovarsi circondati dalle bottiglie poste ad invecchiare tra musica ed arte, ecco un’altra figura bronzea a grandezza naturale che si disvela nella commovente figura dell’Ermafrodito che si guarda allo specchio di Augusto Perez, senz’altro lo scultore italiano di fine millennio che meglio di chiunque altro ha saputo rappresentare lo struggimento della crisi identitaria e di genere che spesso accompagna la condizione umana. Grazie ad un evidente superamento dei canoni plastici tradizionali che si allontanano dall’iconografia classica della figurazione, l’Ermafrodito si contorce sulla sedia non riconoscendosi in uno specchio che gli restituisce un’immagine di se con i seni e al contempo il sesso maschile, e una testa solo a metà rasata a cui fa riscontro una parrucca che pare appena strappata via.

Quest’opera è qui a contrapporsi alla solenne e monolitica figura del Cardinale per ricordarci quanto, spesso proprio grazie al vino qui celebrato, possano emergere le emotività e le fragilità nascoste di chi non ha un solo afflato vitale ma combatte i tanti lati oscuri della sua anima.

Distorsione, confusione, lacrime e vino. In cantina bottiglie ovunque, di quel vino che inebria ma che puo portare alla disperazione.
  • Ermafrodito - Augusto Perez
  • Ermafrodito - Augusto Perez
La diabolica figura di Luca Crocicchi col suo occhio iniettato di sangue (o di primitivo?) posta di fronte al Cardinale crea qui un contrasto come tra il diavolo e l’acquasanta, che sdrammatizza qualsivoglia religiosità recondita in un luogo che produce vino.

Il vino, la contrapposizione tra la visione mistica del Cardinale di Manzù e quella diabolica di Crocicchi, che come un demone di Dostoyevsky ci fa affaciare sul baratro laddove la nostra parte cosciente naufraga nell’incosciente.
Ed è ancora il vino che con le sue estasi puo produrre l’allentamento di semantiche consolidate e alterazioni della comunicazione e del linguaggio: ecco il perché della presenza qui delle calligrafie astratte di Alessandro Algardi e delle scritture segniche (per l’occasione su sfondo violaceo come il Primitivo) di Alfredo Rapetti. Come la parola col vino spesso finisce col perdere di senso, anche la scrittura qui si altera riducendosi in segni solo evocativi di una struttura articolata finita e coerente che finisce col perdere ogni significazione: in vino veritas? cosi dicevano gli antichi, ma la sostanza di quella veritas è volutamente celata nei segni calligrafici dei due artisti milanesi, così come si perde nella trama segnica e fortemente colorata della tela di Attilio Spagnolo.
Ai muri della cantina troviamo poi esposte tra le bottiglie altre opere evocative della terra e dei luoghi di Puglia. E’ ancora testimonianza di questa terra l’inaspettato disegno della metopa esposta al museo archeologico di Taranto del 1963, del celebre pittore espressionista Oskar Kokoschka, con dedica riconoscente (danke für alles) al suo accompagnatore Poldi. Kokoshka dal suo viaggio in Puglia tornò con così tante suggestioni da dare poi alle stampe un’intera cartella di grafiche dal nome Apulien.

Una testimonianza infine anch’essa sui generis è senz’altro il foglio fronte retro (ironicamente omaggio a Morandi nella sequela interminabile di bottiglie riprodotte) del celebre pittore informale veneziano Emilio Vedova che così volle santificare una serata pugliese trascorsa con la moglie Annabianca a base di buon vino e di buona amicizia coi commensali presenti, autografi a futura memoria.
Un inaspettato incontro con l’Arte quello nella Cantina Storica del Cardinale, evocativo dell’amicizia del titolare con gli artisti qui rappresentati, che non mancherà di incuriosire e stimolare, oltre alla degustazione del vino, anche la vista del benvenuto visitatore.
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